El Salvador: viaggio nell’Oriente selvaggio tra natura e gusto

Venerdì 3 Maggio 2024, 10:39
Playa Las Flores
di Sabrina Quartieri
3 Minuti di Lettura

È il Centro America meno turistico, eppure ricco di bellezze naturalistiche. Con il paesaggio ancora intatto e autentico, l’Oriente in El Salvador è una meta che ripaga il viaggiatore dal grande spirito di avventura, soprattutto oggi che l’area può essere esplorata in sicurezza. Giorno dopo giorno, in vacanza si costruisce un mosaico di memorie di storie di rivincita e di interessanti luoghi da scoprire, mentre il territorio lavora per raggiungere, nel prossimo futuro, standard migliori di accoglienza. Nonostante le tante potenzialità a livello di “travel experience” naturalistiche, la realtà “work in progress” della zona si svela con sincerità: nel percorso verso Est dalla capitale San Salvador, le infrastrutture di collegamento con la costa o l’entroterra e quelle vocate alla ricettività sono spesso un cantiere a cielo aperto. Ma le cose stanno cambiando e si lavora notte e giorno per creare il giusto contesto per i viaggiatori che cercano destinazioni meno battute. Terra di mare, maestosi vulcani (circa 127, di cui 27 attivi come San Miguel), lagune a perdita d’occhio e verdeggianti mangrovie, il selvaggio Oriente è rimasto abbandonato dal Governo per l’imperversare, in passato, della “guerrilla”, la guerra civile che si è consumata, come al Nord, dal 1979 al 1992. Una ferita che si vuole curare investendo pure nel turismo, per dare una seconda chance a una nazione rinomata per essere stata infestata dalle “maras”, le sanguinarie gang del terrore, incubo della popolazione civile. Gente del fare, e bene, quest’ultima, che da un po’ di tempo vive una nuova speranza di rinascita e di crescita: era lo scorso 18 aprile, quando la prima pagina del quotidiano “Diario El Salvador” riportava il dato confortante di “600 días sin homicidios”, 600 giorni consecutivi senza omicidi. Un record in materia di sicurezza pubblica, raggiunto con il “regime di excepción”, lo stato di emergenza con cui il Presidente Nayib Bukele sta gestendo una piaga sociale dilagante da decenni, portando dietro le sbarre migliaia di criminali. «Il Paese è diventato molto più sicuro. È vero che oggi basta una segnalazione all’autorità, per finire in carcere, e solo dopo si fanno i relativi accertamenti. Può accadere quindi che vada dentro qualcuno che non ha reali responsabilità, anche un semplice attivista ambientale. Ma onestamente – racconta una persona del posto che preferisce restare nell’anonimato – avendo visto tanti altri tentativi meno estremi fallire in passato, ritengo che senza polso duro la violenza non sarebbe mai stata debellata. Prima, persino spostarsi da una parte all’altra della capitale era pericoloso, perché si invadeva lo spazio di una banda rivale che poteva insospettirsi al punto di sparare un colpo d’arma da fuoco. Così, nelle zone di montagna ricche di itinerari per il trekking intorno ai vulcani, i turisti rischiavano facilmente di imbattersi in banditi e nei loro nascondigli, incontri che oggi non avvengono più», conclude il salvadoregno che consiglia, comunque, ai viaggiatori di affidarsi a una guida del posto per spostarsi in alcune aree meno esplorate.

© RIPRODUZIONE RISERVATA